New Releases by William T Vollmann

In this landmark collection, William T. Vollmann offers a kaleidoscopic retrospective of the visual artwork he has produced over four decades, with new commentary from Vollmann on his process, inspiration, and the many intersections with his writing. The celebrated author of over twenty-five books (among them the National Book Award-wining novel Europe Central; the seven-volume Rising Up and Rising Down, based on Vollmann''s career as a war correspondent; and the two-volume climate change investigation Carbon Ideologies), Vollmann''s equally ambitious and prolific career as a photographer, printmaker, and painter reflects the artist''s deep interest in people existing on the margins, a profound empathy for his subjects, and the humility and generosity to meet them on their terms. Shadows of Love, Shadows of Loneliness includes Kodachrome slides of Afghan Mujahideen from 1982; a handmade watercolor sketchbook from Subarctic Canada, complete with inscriptions to Vollmann from local Inuit teenagers; gum bichromate prints of American landscapes from Maui to Mount Desert Island; silver gelatin portfolios of insurgents, refugees, prostitutes, police, and criminals all over the world; photogenic drawings of Tahitian women; transgender self-portraits of "Dolores"; Bible woodblock prints in which God and everyone else is female; acrylic paintings of California landscapes; cyanotypes, platinotypes, salt prints, and gold-toned Vandykes, to name just a few. Complementing these selections is a series of essays commissioned especially for this book to lay out Vollmann''s views on what photographs can and should say, how he chooses what to represent (beauty, suffering, compassion, love, desire, ideology), thoughts on photographic consensuality, and any number of technical descriptions. Particularly useful for Vollmann fans and scholars are the cross-references between these artistic and photographic projects and his books.

«La storia del mondo è la storia della violenza». Partendo da questo assunto di base, Vollmann si è posto l''obiettivo di «elaborare un sistema di calcolo morale [...] che chiarisse quando è accettabile uccidere, quante persone si possono uccidere e così via». Elaborato nel corso di vent''anni, Come un''onda che sale e che scende si basa da un lato su un colossale lavoro sulle fonti (filosofia, teologia, biografie di tiranni, signori della guerra, criminali, attivisti e pacifisti), dall''altro su una serie di esperienze dirette, spesso estreme, che hanno portato l''autore nel cuore dei conflitti di fine Novecento e nelle zone più degradate delle grandi metropoli. Scorrono nelle pagine figure storiche – Platone, Montezuma, Cicerone, Robespierre, Lenin, Leonida, Hitler, san Tommaso, Gandhi, Giulio Cesare – e persone comuni che della violenza hanno fatto un metodo, di difesa o di offesa: i grandi della storia e gli individui più anonimi abbracciati con la stessa equanimità, priva di ogni morale preconfezionata ma sorretta da un''etica profonda e partecipe. Torna in una nuova edizione il capolavoro di Vollmann, trasformatosi negli anni in oggetto di culto e di ricerca per collezionisti: un saggio-mondo nel quale erudizione, indagine storica ed esperienza personale convergono creando una riflessione senza precedenti sulla natura umana e sulla sua perenne sospensione tra bene e male, sopraffazione e autodifesa, guerra e pace.

Napisana z rozmachem panoramiczna powieść historyczna nagrodzona National Book Award „Chcecie wiedzieć, dlaczego Europa zachorowała na totalitaryzm? Tu jest odpowiedź”. Joanna Bator „W 37 historiach, których bohaterami są dyktatorzy, ich generałowie i towarzyszki życia, artyści i rewolucjoniści, Vollmann ukazał piekło fanatyzmu i tragedię XX wieku. Centrala Europa, jedno z najwybitniejszych dokonań nie tylko autora, ale też tłumacza Jędrzeja Polaka, to dzieło monumentalne i wspaniałe, popis pisarskiej wirtuozerii. Cieszy, że po 16 latach od premiery powieść w końcu ukazuje się w Polsce. Czytajmy z niej wszyscy”. Michał Nogaś „Książka, która sprawia, że czytelnikowi może się zakręcić w głowie od ogromu wizji, szalonej erudycji i natężenia opisanego w niej zła. Wielka powieść, ambitne podsumowanie historii XX wieku, obrazoburcza i liryczna równocześnie. Niezwykła”. Wojciech Chmielarz Panoramiczna powieść historyczna. Książka w bardzo nowatorski sposób traktuje o narodzinach dwóch totalitaryzmów: niemieckiego i rosyjskiego – ścierających się na polach tytułowej Europy Środkowej. Europe Central to blisko 40 opowieści połączonych w nazistowsko-sowieckie pary i podporządkowanych jednoczącej metaforze centrali telefonicznej, łączącej podsłuchane głosy licznych postaci historycznych, m.in.: Krupską, Lenina, Fanię Kapłan, Annę Achmatową, Romana Karmena, Stalina, Hitlera, marszałka Paulusa, generała Własowa i przede wszystkim Dymitra Szostakowicza – którego recenzent New York Timesa uznał wręcz za alter ego autora.

Torna in libreria, in una versione interamente rinnovata dalla stessa traduttrice, il secondo libro di William Vollmann, e forse il suo più amato: tredici racconti modellati sulla gamma di colori dell''arcobaleno, che spaziano tra mito e storia, nuovo e antico mondo, giornalismo e pura invenzione, e che hanno ridefinito una volta per tutte i confini della narrativa. Pubblicato nel 1989, Storie dell''arcobaleno rimane forse ancora oggi il libro più amato di William Vollmann, e l''opera che meglio ne sintetizza i temi di elezione, lo sguardo, il talento narrativo. Ambientate tra il Tenderloin di San Francisco e l''antica Babilonia, l''India e il Nuovo Mondo, le tredici storie di questa raccolta mettono in scena ogni possibile colore dell''anima e offrono una sfilata di personaggi segnati dall''eccesso e dalla marginalità, dalla crudeltà e dalla tenerezza. Che si tratti degli skinhead neonazisti con i quali Vollmann ha convissuto per mesi, raccogliendone la testimonianza e chiedendo loro l''autorizzazione a pubblicarla, o delle prostitute che popolano i quartieri più degradati di una grande metropoli, di un serial killer mosso da un''incontrollata smania di purezza o del crudele imperatore Nabucodonosor, i personaggi di questo libro leggendario occupano la scena con l''autorevolezza della verità, sorretti da una lingua immaginifica ed esatta, che non conosce pudori o censure.

Par l’auteur de La Famille royale et de Central Europe (National Book Award 2005), une incursion aussi magistrale qu’envoûtante dans les territoires infinis du surnaturel à travers des histoires de fantômes, de vampires ou autres créatures démoniaques vaquant à leurs magiques ou funestes besognes des Balkans au Japon en passant par le Mexique ou les États-Unis. Au fil de ce kaléidoscope narratif placé sous le double signe de la mort et de l’érotisme, William Vollmann met à contribution la diversité culturelle des mythologies et joue avec les codes du roman d’aventures, du thriller politique, du fantastique, de l’horreur, ou de la "simple" fiction littéraire, pour transporter le lecteur dans un univers fantastique où l’amour et le désir ne cessent de rendre possible l’inimaginable même.

A distanza di più di un secolo da How The Other Half Lives, il memorabile saggio con il quale Jacob Riis svelò per primo il mondo degli «scarti umani», marginalizzati e vittime del capitalismo, e a ottant''anni da Sia lode ora a uomini di fama, nel quale James Agee e Walker Evans realizzarono un primo, perfetto incontro tra scrittura e fotografia raccontando le vite dei fittavoli travolti dalla Grande Depressione, I poveri sposta nuovamente i confini del reportage, portandolo al massimo della sua potenza grazie a uno sguardo profondamente etico, partecipe senz''ombra di patetismi. Vollmann si è messo in viaggio con i suoi taccuini e la sua macchina fotografica, pronto a cogliere la povertà in ogni suo aspetto e sfumatura; ha incontrato, intervistato e ritratto centinaia di persone di ogni nazionalità, dando voce e spazio a quel misto di brutalità e speranza, disperazione e orgoglio, sconfitta e resilienza, che alberga nei dannati della terra e li rende, nel bene come nel male, la quintessenza di un''umanità che sarebbe troppo facile e comodo respingere.

Nel 1979, ventenne, William Vollmann si appassiona alle sorti dell''Afghanistan invaso dalle truppe sovietiche e comincia a passare da un lavoro all''altro, cercando di accumulare il denaro sufficiente per partire e affiancare i mujaheddin nella loro lotta di liberazione contro i russi. Nel 1982 parte alla volta del Pakistan, dove trascorrerà buona parte del suo soggiorno in casa di un generale afgano in esilio, parlando con i capi della resistenza, con funzionari pakistani e internazionali che gestiscono gli aiuti per i profughi, e con i profughi stessi, sia quelli più fortunati che si possono pagare la permanenza in città sia i moltissimi costretti a vivere in condizioni pietose nei campi. Un''esperienza in larga parte fallimentare, che Afghanistan Picture Show racconta a posteriori attraverso lo sguardo di un Vollmann più adulto e consapevole, capace di guardare con ironia e affetto il proprio io più giovane e ingenuo, che riesce sempre a porre le domande più sbagliate alle persone sbagliate, mentre si contorce tra i dolori della dissenteria. Tra conversazioni piene di equivoci ed estenuanti camminate nell''impervio territorio afgano, trascinato e talvolta trasportato pietosamente dai mujaheddin, Vollmann mette in scena l''idealismo ingenuo e il colonialismo dello sguardo americano sul mondo, in un''opera ibrida che si muove tra romanzo e diario, saggio storico e reportage.

Pubblicato nel 1990, La Camicia di Ghiaccio è il primo dei «Sette sogni» dedicati al mito di fondazione americano: un''unica grande opera che appartiene alla zona grigia tra narrativa e storia e che ruota intorno a un solo motivo conduttore: il difficile confronto tra le popolazioni native del Nuovo Mondo e i pionieri giunti dal Vecchio. «Mi hanno sempre interessato le Metamorfosi di Ovidio,» ha dichiarato l''autore, «e da Ovidio ho mutuato l''idea che nel nostro continente si siano succedute diverse ere, ognuna delle quali meno mitica della precedente. Per ragioni poetiche e didattiche ho stabilito che questa successione di epoche andasse suddivisa in sette momenti diversi e che pertanto ci sarebbero stati sette sogni». La Camicia di Ghiaccio ci porta alle origini stesse del mito americano e al primo impatto dei nativi con esploratori stranieri: i vichinghi, giunti nel continente attorno all''anno Mille. Attingendo alle due grandi saghe nordiche medievali — la Saga dei Groenlandesi e quella di Erik il Rosso — dove si narra dell''accidentale scoperta di una nuova e radiosa terra e del breve quanto fallimentare tentativo di colonizzarla, e a un lavoro di documentazione e ricerca sul posto che lo ha condotto a visitare i siti vichinghi a Terranova, i resti della fattoria di Erik il Rosso in Islanda, le rovine norvegesi in Groenlandia e la vasta distesa ghiacciata dell''Isola di Baffin, Vollmann racconta il segno lasciato dagli invasori bianchi sulla leggendaria Vinland. «Voglio qui raccontare la storia di come venne consumata la rugiada e di come arrivò il gelo» scrive in tono epico, e per l''intero romanzo il ghiaccio diventa metafora di una corruzione sia morale che ambientale, presagio di conflitti razziali e oltraggi alla terra che hanno scandito l''intera storia degli Stati Uniti.

È trascorso ormai ben più di un secolo da quando Sir John Franklin raggiunse il Circolo polare artico con due navi, in cerca del mitico Passaggio a nordovest, per ritrovarsi avvolto in un feroce sudario di morte e di gelo. Ora, in quegli stessi luoghi, giunge un altro uomo bianco con una strana uniforme addosso che gli vale, presso gli Inuit, il soprannome di Capitan Sottozero. Non è chiaro quale sia il suo vero scopo: forse esplorare di nuovo quelle terre magnifiche e ingrate, scoprendo quanto l''uomo bianco e i suoi fucili abbiano contribuito ad alterarne l''equilibrio; forse ritrovare le tracce della spedizione maledetta e ripercorrerne fisicamente gli stenti, per poi poterne scrivere con la forza dell''esperienza; o forse rivivere gli amori di Franklin per una donna Inuit, fino a trasformarsi nell''incarnazione vivente di Sir John. Nel sesto dei Sette sogni, la serie imponente di romanzi dedicati alla colonizzazione del continente nordamericano, dai vichinghi fino alle guerre indiane, William T. Vollmann dipinge un formidabile affresco sospeso tra mito e storia, tra passato e presente, unendo a un rigoroso lavoro di documentazione una sensibilità paesaggistica stupefacente e la potenza di una scrittura visionaria e barocca, che ha pochi eguali nella narrativa contemporanea.

“The most honest book about climate change yet.” —The Atlantic “The Infinite Jest of climate books.” —The Baffler A timely, eye-opening book about climate change and energy generation that focuses on the consequences of nuclear power production, from award-winning author William T. Vollmann In his nonfiction, William T. Vollmann has won acclaim as a singular voice tackling some of the most important issues of our age, from poverty to violence to the dark soul of American imperialism as it has played out on the U.S./Mexico border. Now, Vollmann turns to a topic that will define the generations to come--the factors and human actions that have led to global warming. Vollmann begins No Immediate Danger, the first volume of Carbon Ideologies, by examining and quantifying the many causes of climate change, from industrial manufacturing and agricultural practices to fossil fuel extraction, economic demand for electric power, and the justifiable yearning of people all over the world to live in comfort. Turning to nuclear power first, Vollmann then recounts multiple visits that he made at significant personal risk over the course of seven years to the contaminated no-go zones and sad ghost towns of Fukushima, Japan, beginning shortly after the tsunami and reactor meltdowns of 2011. Equipped first only with a dosimeter and then with a scintillation counter, he measured radiation and interviewed tsunami victims, nuclear evacuees, anti-nuclear organizers and pro-nuclear utility workers. Featuring Vollmann''s signature wide learning, sardonic wit, and encyclopedic research, No Immediate Danger, whose title co-opts the reassuring mantra of official Japanese energy experts, builds up a powerful, sobering picture of the ongoing nightmare of Fukushima.

La obra maestra de uno de los escritores más importantes de la narrativa contemporánea norteamericana, cuya obra ha sido premiada con el prestigioso National Book Award. El compositor Dimitri Shostakóvich, el director de documentales Roman Karmen, el artista Käthe Kollwitz, el general ruso Andrei Vlaslov e incluso Adolf Hitler... todos estos personajes -la mayoría reales, otros fruto de la ficción- son los protagonistas de esta fascinante novela histórica ambientada en la segunda guerra mundial. Europa Central examina el comportamiento -a modo de estudio del género humano- de un amplio número de personajes: generales, mártires, oficiales y poetas, traidores, artistas y músicos. Cada uno de sus actos, cada decisión tomada en un momento histórico de gran trascendencia, lleva al lector a descubrir las marañas de los estados totalitarios y dictatoriales, plagados de crímenes. La crítica ha dicho... « Europa Central es la última novela de un escritor cuya prosa destaca por encima de la de sus contemporáneos.» The Washington Post «En Europa Central, William T. Vollmann orquesta los impulsos del pasado como en un enorme y emocionante Opus 15 u Opus 21.» Tom LeClair, The New York Times Book Review «William T. Vollmann ha creado una novela que aspira al nivel superior en literatura.» Los Angeles Times « Europa Central es una novela que probablemente se convertirá en una de las obras maestras del siglo.» Chicago Tribune

From the National Book Award-winning author of Europe Central – a dazzling fictional account of the epic fighting retreat of the Nez Perce Indians In this fifth installment in his acclaimed Seven Dreams series of novels examining the collisions between Native Americans and European colonizers, William T. Vollmann tells the story of the epic fighting retreat of the Nez Perce Indians, with flashbacks to the Civil War. Defrauded and intimidated at every turn, the Nez Perces finally went on the warpath in 1877, subjecting the U.S. Army to its greatest defeat since Little Big Horn the previous year, as they fled from northeast Oregon across Montana to the Canadian border. Vollmann’s main character is not the legendary Chief Joseph but his pursuer, General Oliver Otis Howard, the brave, shy, tormented, devoutly Christian Civil War veteran. In this novel, we see him as commander, father, son, husband, friend, and killer. Teeming with many vivid characters on both sides of the conflict, and written in an original style in which the printed page works as a stage with multiple layers of foreground and background, The Dying Grass is another mesmerizing achievement from one of the most ambitious writers of our time.

C’est par ce premier roman paru en 1986 que Vollmann s’est imposé sur la scène littéraire, à l’heure où celle-ci guettait la relève d’auteurs de la trempe de Pynchon. Roman d’apprentissage, charge incendiaire contre les ambitions impérialistes et certains “idéaux” révolutionnaires où Vollmann joue à fond, pour la première (et sans doute la dernière) fois, la carte de l’imaginaire et de la fantasy, Les Anges radieux s’affirme comme un moment indispensable dans la perpétuelle découverte d’un écrivain hors normes, véritable colosse de la littérature américaine contemporaine.

Supernaturally tinged stories from William T. Vollmann, author of the National Book Award winner Europe Central Watch for Vollmann’s new work of nonfiction, No Immediate Danger, coming in April of 2018 In this magnificent new work of fiction, his first in nine years, celebrated author William T. Vollmann offers a collection of ghost stories linked by themes of love, death, and the erotic. A Bohemian farmer’s dead wife returns to him, and their love endures, but at a gruesome price. A geisha prolongs her life by turning into a cherry tree. A journalist, haunted by the half-forgotten killing of a Bosnian couple, watches their story, and his own wartime tragedy, slip away from him. A dying American romances the ghost of his high school sweetheart while a homeless salaryman in Tokyo animates paper cutouts of ancient heroes. Are ghosts memories, fantasies, or monsters? Is there life in death? Vollmann has always operated in the shadowy borderland between categories, and these eerie tales, however far-flung their settings, all focus on the attempts of the living to avoid, control, or even seduce death. Vollmann’s stories will transport readers to a fantastical world where love and lust make anything possible.

Durant une dizaine d''années, de 1993 jusqu''en 2002, William T. Vollmann a beaucoup séjourné en Afrique et dans le monde musulman. A Madagascar, il s''est mêlé aux populations les plus miséreuses. En Malaysia, comme en République du Congo et dans l''ancien Zaïre, il a côtoyé les insurgés et séparatistes de tout bord. En Somalie, il s''est embarqué avec les Marines. Et en Irak, en Afghanistan ou au Yémen - où il s''est rendu au lendemain des attentats du 11 septembre - William Vollmann a approché, du plus près qu''il l''a pu, la réalité et les causes de la haine de l''Amérique. L''auteur de Gomorra, Roberto Saviano, écrit : "Vollmann raconte ce que sont l''Histoire et l''humanité, et sonde tous les aspects de cette dernière. Rien de ce qui est humain ne lui est étranger. Dans ses livres-reportages, il est là, enfoncé dans la réalité qu''il explore. Raconter la misère de l''homme, la toxicomanie, la prostitution, l''exploitation farouche ne signifie pas être attiré par l''abjection, ou exalter la dégradation. C''est voir son propre temps plus clairement et rechercher dans les traces du présent, tel un archéologue, les sédimentations du passé, là où l''homme demeure identique à lui-même, dans sa soif de pouvoir, de sang, de conquête."

William T. Vollmann has travelled to Soviet-occupied Afghanistan with Islamic commandos, shivered out a solitary stretch at the North Magnetic Pole in winter, hopped freight trains, studied the stately ancient beauties of Japanese Noh theater, and made friends with street prostitutes all over the world-all in the interest of learning a little more about life. Now in his mid-fifties, Vollmann sets out on what may well be impossible for a heterosexual genetic male: to envision himself as a woman. In these photographs, block prints, and watercolor drawings, he portrays his alter ego, Dolores, with whimsicality, and sometimes with cruelty-for Dolores would like to be attractive, or at least to "pass," but the ageing male body in which she remains confined requires lowered expectations. Meanwhile, the drawings and block prints, composed with the artist''s glasses off, show Dolores as she imagines herself to be. The Book of Dolores brings the genre of self-portraits to a new level of vulnerability and bravery. In the process, it offers virtuoso performances of nineteenth, twentieth, and twenty-first-century photographic techniques, including the seductively difficult gum bichromate method. Each section of the book is accompanied by an essay on motives and techniques.

Never before available in paperback and all but invisible for twenty years, a personal account of the origins of America''s longest war. In 1982, the young William Vollmann worked odd jobs, including as a secretary at an insurance company, until he''d saved up enough money to go to Afghanistan, where he wanted to join the mujahedeen to fight the Soviets. The resulting book wasn''t published until 1992, and Library Journal wrote: "The wrong book written at the wrong time. . . . With the situation in Afghanistan rapidly heading toward resolution . . . libraries may safely skip this." Thirty years later--and with the United States still mired in the longest war of its history--it''s time for a reassessment of Vollmann''s heartfelt tale of idealism and its terrifying betrayals. An alloy of documentary and autobiographical elements characteristic of Vollmann''s later nonfiction, An Afghanistan Picture Show is not a work of conventional reportage; instead, it''s an account of a subtle and stubborn consciousness grappling with the limits of will and idealism imposed by violence and chaos.

Angesichts der Havarie in Fukushima tappten alle wochenlang im dunkeln: Was passierte wirklich in den Reaktorblöcken? War die Kernschmelze bereits eingetreten? Und ganz praktisch: Wie rechnet man eigentlich Sievert in Becquerel um? Kraftwerksbetreiber und Verwaltung schienen überfordert, Medienberichte waren widersprüchlich, selbst den Geigerzählern war nicht zu trauen. In dieser Situation machte sich William T. Vollmann, ausgestattet mit einem Dosimeter und Jodtabletten aus dem Kalten Krieg, Anfang April auf den Weg ins japanische Katastrophengebiet. »Vollmann reist durch ein zerstörtes, doppelt und dreifach heimgesuchtes Land, weil er mit eigenen Augen sehen will, was geschehen ist. Weil er es aufschreiben und so das Unbegreifbare, das Unsichtbare sichtbar machen will. Und dieses Unsichtbare ist nicht abstrakt, sondern ganz konkret. Es heißt Radioaktivität. Deswegen muss Vollmann bis zum Äußersten gehen, bis an die Grenze, in die Sperrzone eben.« (Richard Kämmerlings in der Welt am Sonntag)

From the National Book Award-winning author of Europe Central, a charming, evocative and piercing examination of an ancient Japanese tradition and the keys it holds to our modern understanding of beauty What is a woman? To what extent is femininity a performance? Writing with the extra-ordinary awareness and endless curiosity that have defined his entire oeuvre, William T. Vollmann takes an in-depth look at the Japanese craft of Noh theater, using the medium as a prism to reveal the conception of beauty itself. Sweeping readers from the dressing room of one of Japan''s most famous Noh actors to a trans-vestite bar in the red-light district of Kabukicho, Kissing the Mask explores the enigma surrounding Noh theater and the traditions that have made it intrinsic to Japanese culture for centuries. Vollmann then widens his scope to encompass such modern artists of desire and loss as Mishima, Kawabata and Andrew Wyeth. From old Norse poetry to Greek cult statues, from elite geisha dancers to American makeup artists, from Serbia to India, Vollmann uncovers secrets of staged femininity and mysteries of perceived and expressed beauty, including specific makeup procedures furnished by an L.A. transgender bar girl, a Kabuki female impersonator, and the owner of a semi-clandestine studio for Tokyo cross-dressers. Kissing the Mask is illustrated with many evocative sketches and photographs by the author.